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Nelle cose stesse

A cavallo tra Ottocento e Novecento, uno dei grandi poeti del secolo, dichiarava: ‘no ideas but in things’, ovvero, nessuna idea se non nelle cose stesse. William Carlos Williams distillava così, in una piccola frase immensa, il senso del movimento poetico Imagista, che è stata una di quelle tante rivoluzioni contigue che ci hanno traghettato nel pensiero e nell’estetica contemporanea. Una figura riscoperta di recente, grazie al film Paterson di Jim Jarmusch che si ispira al suo poema più famoso.


Non esistono idee se non nelle cose stesse. C’è stato un momento in cui si è capito che nessun virtuosismo letterario, nessun elegante ricamo verbale tardo romantico, cercando di appuntare uno sguardo, vivisezionare un sentimento, avrebbe potuto competere con la potenza di un linguaggio semplice che si aggancia al mondo e alle cose di tutti i giorni: alla tazza bollente sul tavolo, al sasso coperto di muschio, al freddo vetro della finestra da cui guardiamo il mondo. Le idee sono cose, pesanti o leggere, ruvide o lisce, calde o fredde, e attraverso la materia devono poterci parlare. Ecco allora che la poesia parla direttamente ai sensi, sfruttando quella realtà aumentata degli oggetti che è il ricordo chiuso dentro, universale, collettivo, che trasforma la materia in un segnaposto della memoria: ’l’impalpabile rivoluzione del quotidiano’.


William Carlos Williams, Ezra Pound, Amy Lowell, H.D., personaggi a cui ho dedicato Hippopoetess, il mio ultimo film di animazione, sono le fonti di ispirazione di quasi tutti i miei lavori più recenti, compresa questa piattaforma digitale e la sua drammaturgia, che abiteremo con le nostre idee, i nostri oggetti, le nostre riflessioni sul tempo presente. Da questi poeti, e dal quella breve dichiarazione scolpita nella mente - nessuna idea se non nelle cose stesse - ho imparato che le più ardite costruzioni concettuali vogliono sempre tornare al sasso coperto di muschio, alla voce al telefono, ad una dimensione d’urgenza espressiva, contaminata, sporca e analogica.


«Ho mangiato io

le prugne

che erano

in frigorifero


e che tu

probabilmente

avevi tenuto da parte

per colazione


Scusami

ma erano deliziose

così dolci

e così fredde»



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