27-7-2020
Allestimento
Nella grande fontana/vasca interna al Castello, un giovane uomo e una giovane donna si incontrano, per mettere in scena un rituale concordato con l'artista attraverso uno score performatico. A illuminare lo spazio solo le fiammelle di bizzarre candele, e una proiezione in loop che accende le grandi pietre grigie che cingono la scena.
Paola Michela Mineo - Stanza dell'Acqua - Aequilibrium all’equilibrio degli elementi dipende la vita umana e quella del pianeta che ci ospita.
AEQUILIBRIUM è un’ installazione basata sul concetto di equilibrio.
Una riflessione metaforica sul complicato flusso di azioni necessarie, durante un’ intera vita, al raggiungimento dell’equilibrio, partendo dal micro cellulare a quello macro sociale, passando da quello psico fisico personale a quello quello ambientale relazionale.
La natura costantemente tenta di compiere azioni affinché quello stato di quiete dei “corpi” venga ripristinato.
Affinchè si rigeneri la vita.
AEQUILIBRIUM è un’esercizio performativo di emulazione di quelle azioni:
è il tentativo di sintetizzarle, di prendere consapevolezza che in questi passaggi la materia si modifica e cambia stato passando prima da un disequilibrio.
Agisco a livelli diversi:
Innanzitutto andando a parificare la presenza dei 4 elementi universali (Aria, acqua terra e fuoco) nello spazio esterno in cui opero e dal quale ho preso la prima ispirazione. L’affascinante stanza dell’acqua, a sua volta all’interno dello spazio castello, manca di fuoco, quindi ho pensato immediatamente di creare dei dispositivi per aggiungere discretamente questo elemento.
Li creo però partendo dal mio spazio fisico, il mio corpo, performando per la prima volta su di me, sui miei volumi, leggendo e osservando quelle anatomie perfettamente studiate dalla natura. I miei seni, i miei capezzoli il mio ventre, vengono calcati (con tutta la loro immensa iconografia di significati) e diventano piccole fiammelle di fuoco galleggianti sull’acqua.
E così compio questo semplice ma difficilissimo atto psicomagico, in cui il calco, ancora una volta, non è semplice copia, ma medium di una storia; la mia in questo caso (e finalmente!) , in cui imparo a galleggiare in equilibrio diventando madre di me stessa, in cui imparo a prendermi la totale responsabilità del mio nutrimento, senza spostare sempre e solo l’attenzione all’esterno, sul corpo dell’altro, sul bisogno dell’altro.
E’ il concepimento forse di una nuova parte della mia vita, artistica e non, in cui auspico ad un equilibrio tra il dare e il ricevere, tra il nutrire prima me e poi l’altro, in cui la relazione con me stessa punta ad un equilibrio tra le infinite contraddizioni della vita.
I simboli galleggianti in perfetto equilibrio saranno accompagnati da dissuasori di interferenze che lavorano ad un livello più sottile, vibrazionale: suoni, colori, lettere o parole aiuteranno l’installazione, al bisogno, a rimanere in perfetto equilibrio tra le parti.
Il processo performativo di creazione dell’installazione è ovviamente opera stessa documentata da video e foto che, se stampate, rimarranno ad una scala dimensionale molto piccola. Il macro, la stanza, il castello, il “corpo esterno” viene lentamente rimesso in equilibrio dall’equilibrio del piccolo, dallo sguardo interiore, da quelle piccole azioni quotidiane di cui siamo responsabili e che hanno assolutamente eco e peso sul macro di cui facciamo parte e, in questo momento storico del “noi” io finalmente punto lo sguardo al mio “sé” interiore.
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