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Francesco

Incantamenti al Sole

(Osservate. Niente immagine, in questo post; solo parole. Osservate. Le parole sono immagini fortemente codificate, ma ancora, fondamentalmente, immagini)



Gli Incantamenti, dicevamo, sono maschere fatte di parole. Non di parole lette, ma di parole pronunciate.


La maschera è uno dei più potenti strumenti a disposizione dello sciamano: indossando una maschera, indossando una pelle, lo sciamano si trasforma, diventa altro da sé, diventa corvo, diventa orso. Annulla le frontiere dell’io,Quando lo sciamano si trasforma, ha un’esperienza del mondo diversa da quella dell’umano. Vive nel mondo come il corvo, come l’orso. Qualcuno dice che è tutto nella sua mente; nessuno sa che cosa sia una mente.


Gli Incantamenti sono formule fatte per essere pronunciate a voce alta. La parola su carta è lettera morta. La parola quando viene letta silenziosamente respira di nuovo. Ma la parola torna davvero in vita, magica, potente, forte, quando viene pronunciata a voce alta, quando diventa parte del corpo di chi la pronuncia, quando scuote la laringe, fa tremare la lingua, dà forma compiuta all’aria.

Pronunciando un Incantamento a voce alta, potremo avere per un istante - forse, chissà - l’esperienza di uno sciamano. Se abbiamo fortuna, se il momento è giusto, potremo catturare l’esperienza del corvo, l’esperienza dell’orso. Potremo trasformarci.

Gli Incantamenti sono maschere fatte di parole.

Presto vi racconterò come si usano.


Ma prima, una storia.


Ieri lavoravo a un Incantamento in spiaggia, riflettendo sull’esperienza di una creatura, e su come la parola altera la coscienza. E lo facevo al Sole. Sono Pugliese, e al Sole sono cresciuto; ma vivo a Londra da troppo, e ne ho dimenticato il potere. Tirava un vento lieve, il mare era fresco, e non mi rendevo conto che tutto questo era un velo, dietro il quale la potenza del Sole era quella di sempre.


E il tempo passava, e lentamente il Sole aveva la meglio. Mi confondeva i pensieri, mi causava giramenti di testa, un nodo allo stomaco; pensavo di essere stanco. E poi ho intuito, ho ricordato ricordi della mia infanzia, e mi sono rifugiato all’ombra. Troppo tardi; il sole aveva fatto il suo mestiere, e io a quel punto ero stordito, scosso. Altro da me.


Tutto preso dalle parole, da parole che in teoria avrebbero dovuto scorrere nel corpo,

avevo dimenticato il corpo stesso.


Scrivere, creare, fare arte (minuscola o maiuscola che sia) vuol dire imparare prima ancora che comunicare. E talvolta, vuol dire ricordare.


Ricordare il potrete del Sole, ricordare il potere del corpo. Ricordare che possiamo nasconderli in mille veli, ma sono sempre lì.


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