[Assumi una posizione comoda. Respira. Da dodici a zero, conta i tuoi respiri; ciascuno è più lento del precedente. Quando arrivi a zero, comincia a leggere. Quando finisci, ricomincia. Questo Incantamento va ripetuto tre volte, ciclicamente].
Continuo sottoterra. I miei arti si spandono, ora grossi, ora sottili, tra zolle e cavità, cercando nutrimento, sì, ma non solo. Io comunico con il mondo ctonio, e porto al di sopra le storie da sotto.
La scimmia nuda, che un tempo saltava tra i miei arti nel cielo, misura il tempo in modi, se posso, sbagliati. Ha inventato, la scimmia, quest’idea strana che il tempo sia una freccia, che scocca da un arco e raggiunge un bersaglio. E’ ossessionata dal movimento, la scimmia nuda, e dal movimento orizzontale, da qui a lì, come se questo fosse tutto, come se la vita fosse questione di andare piuttosto che stare, di estensione, quando piuttosto è profondità.
Per me il tempo è spirale: vieni, senti il tempo con me. Le stagioni passano e tornano, mai e sempre uguali, ogni primavera con un odore diverso, ogni inverno con un diverso sonno, e a ogni stagione io cambio, a ogni stagione io sono mai e sempre uguale. Il tempo parte da un seme e da lì si svolge in cerchi incompleti, ogni cerchio più ampio, nella stessa forma che tasto tra i resti fossili dei gusci del passato remoto nascosto tra i miei arti sottoterra.
Il tempo è spirale, e non finisce mai. Cresco e cresco e cresco e quando crollo, ricresco in forme nuove; e se vengo tagliato, dal mio corpo nascono navi, nasce fuoco. Nascono maschere. Io sono ancora lì, nella nave, nel fuoco, nella maschera. Quando parlo del seme, quando parlo di inizio, si capisce, è finzione; sono infinito, in ogni cosa, al di sopra come al di sotto.
Ho pelle dura, coriacea, che lascia entrare tutto quello che serve e niente di più, raggi e gocce e sensazioni. E’ pelle che parla con pelle di altri, passa messaggi e riceve canzoni.
La scimmia nuda vive avanzando, io vivo vibrando. Vibro sottoterra e vibro nel cielo, ogni ramo, ogni foglia, ogni frutto è un arto che vibra su e giù; il mio movimento è sul posto, il mio movimento è profondo. Conosco un pezzo nel mondo, solo un pezzo, ma lo conosco del tutto.
Ne conosco ogni piega e ogni faglia, ogni pezzo e ogni sogno, ne conosco ogni fungo e ogni segno, ogni verme e ogni gatto, ogni scimmia nuda, e il modo in cui ogni raggio di sole si fa strada fin giù a ogni ora di ogni momento di ogni stagione.
La scimmia nuda va altrove, io affondo, e mi ergo.
Su, dove le ultime foglie finiscono, il cielo comincia, nuvole e pioggia e calore dall’alto. E’ un altro mondo, un altro pezzo di mondo che conosco del tutto. Conosco ogni vento e ogni refolo, ogni corvo e ogni sospiro, conosco il modo in cui ogni raggio di sole plana su di me, e si posa, delicato, su ogni foglia.
Così in basso come in alto, conosco in profondità.
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