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VESTANDPAGE | VIDEO PERFORMANCE ART | STANZA DELLE PARCHE SALA GRANDE

Verena Stenke (1981, Bad Friedrichshall, Germania) e Andrea Pagnes (1962, Venezia) lavorano insieme dal 2006 come VestAndPage. Operano prevalentemente negli ambiti della performance art, della cinematografia basata sulla performance e della scrittura teorico-creativa. Loro testi sono stati tradotti in più lingue e pubblicate in libri, riviste d’arte e prestigiosi giornali accademici. Curano progetti indipendenti destinati alla creazione di comunità artistiche temporanee e sono attivi nel settore dell’editoria. Collaborano con istituzioni culturali, compagnie teatrali, organizzazioni umanitarie nell'ambito dell'istruzione, con seminari teorici e laboratori metodologici intensivi.

La loro pratica artistica si basa sulla collaborazione. Ha radici nell'arte concettuale, nel teatro classico, orientale, fisico e sociale. È concepita psico-geograficamente in risposta a contesti sociali, ambienti naturali, siti archeologici, architetture e rovine urbane. Nei loro film e nelle loro performance dal vivo, contenuti realistici e dettagli sensoriali si fondono ad elementi derivanti da una rilettura e rielaborazione di questioni proprie al rito, ai miti nordici ed ellenici, all'alchimia, all’iconologia cristiana. Presentati in musei, gallerie, teatri e cinema in cinque continenti, vengono descritti come confrontativi, immersivi, iconograficamente innovativi, catartici, evocativi, silenziosi, misteriosi. Sono lavori che inducono alla riflessione da un punto di vista altro, per via di una costruzione dell’immagine in movimento che pare appartenere ad una dimensione quasi onirica, pensata in modo da favorire interpretazioni più libere e personali.

Per VestAndPage, l'arte della performance è una celebrazione della vita, un’urgenza, un’attività che riordina, traduce e trasmette quello che si manifesta nell’esperienza percettiva o vissuta. Concettualmente, è anche un campo d’indagine fenomenologico in continuo divenire dove poter condurre una ricerca artistica nella quale letteratura, filosofia, antropologia, antropoetica e scienze politiche intervengono come strumenti che consentono di avvicinarsi al significato di argomenti specifici all'interno delle culture che li producono, per cercare di comprenderli e analizzarli obiettivamente.

Attraverso lo studio delle dinamiche che si esercitano tra corpo e psiche e partendo dall’assunto che la percezione della realtà avviene in modi molteplici in quanto le
informazioni ricevute e assorbite dall’individuo vengono elaborate e archiviate in virtù di processi cognitivi e mnemonici variabili, VestAndPage interpretano l’atto performativo come possibilità. Ovvero, come un congegno che può favorire inattese opportunità d’incontro con l'altro da sé in spazi liminali, instabili, luoghi permeabili dove l’invisibile filtra nel visibile, in modo da innescare momenti di confronto, spesso inquietanti, con il tempo, l’impermanenza dell'esistenza, la fragilità della memoria, la difficoltà di comunicare, laddove norme e ordini precostituiti spesso rappresentano impedimenti e costrizioni da superare.

Nella loro poetica, definita “delle Relazioni”, il non detto, perché dimenticato o represso, è motivo d’ispirazione creativa, così come aspetti del proprio mondo interiore o che affiorano dalla propria memoria genetica, ai quali Pagnes e Stenke vi accedono con l’esercizio costante di pratiche olotropiche, seguite da approfondite riflessioni. 

È questa la materia prima, essenziale, alla quale il duo artistico attinge per strutturare performance volte ad esprimere una fiducia nel cambiamento, nella resistenza, nell'unione, nell'assunzione del rischio, nella sublimazione del dolore, della sofferenza, del trauma personale e ancestrale.

Se nelle produzioni dal vivo la componente poetica interviene anche come fondamento di ribellione nei confronti di logiche discriminatorie, coercitive e convenzionali, nei film basati sulla performance serve ad eludere la dimensione spazio-temporale, creare un'immediatezza inalterata, mediare il dialogo con l’inconscio rivelando associazioni tra persone, questioni e avvenimenti apparentemente distanti tra loro. In questo senso, la poesia agisce come punto di sutura o dissolvenza tra le sfere del privato, del sociale e dell’universale. Oppure un’alternativa, per quanto utopica, alla quale affidarsi in situazioni di crisi estrema, per renderle sostenibili attraverso il fare artistico, inteso come flusso di esperienze etico-estetiche trasformative del tutto umane.

 

TIMELINE

Dal 2006 al 2008 VestAndPage operano prevalentemente in Europa. Tra il 2009 e il 2012, studiano in Asia, America Latina e Antartide, dove producono i loro primi cicli di performance e la trilogia cinematografica “sin∞fin”.

Nel dicembre 2012 danno avvio alla VENICE INTERNATIONAL PERFORMANCE ART WEEK, progetto di esposizioni documentali sulla storia della performance e performance dal vivo, affiancato da un programma formativo-educativo. Alle prime tre edizioni (la “Trilogia del Corpo”, 2012, 2014, 2016), hanno preso parte oltre 120 artisti: pionieri della performance art, performer riconosciuti a livello internazionale e giovani emergenti. Nel 2017, il progetto prende un nuovo corso. VestAndPage, con il loro team di collaboratori, decidono di trasformarlo in una piattaforma educativa auto-sostenibile a carattere residenziale e collaborativo, denominata CO-CREATION LIVE FACTORY

A tutt’oggi, VestAndPage continuano a realizzare cicli di performance dal vivo, video performance, “performance opera” (progetti interdisciplinari di performance realizzati con più artisti) e serie di durational, ovvero performance che possono variare dalle 24 ore (ad esempio “Fear vs Love vs Fear”) a più giorni (“Without Tuition or Restraint”) o fino ad un mese e oltre, come nel caso di “Plantain”, diventato poi la loro quarta opera cinematografica.

Le riprese di “Plantain” sono iniziate nel 2015. Il film consiste di performance site-specific realizzate nell’arco di sei settimane lungo un itinerario di 1110 chilometri che VestAndPage hanno percorso a piedi, dalla costa tedesca nord-occidentale sino all’enclave russa di Kaliningrad, seguendo in senso contrario la via del grande esodo avvenuto nell’inverno del ’45, al quale presero parte i progenitori di Stenke ed ispirate ad eventi realmente accaduti in quei giorni. Nel 2020 hanno cominciato la pre-produzione del loro prossimo film “STRATA”.

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